Dei diversi aspetti che riguardano
il grande e complesso capitolo della diagnosi, vogliamo sottolineare il ruolo determinante
rappresentato da un adeguato approccio anamnestico.
Sappiamo dai fondamentali della Clinica Medica che unaccurata raccolta
delle informazione fornite dal paziente, relativamente ai suoi disturbi, integrata con
delle domande finalizzate ad indagare gli aspetti tralasciati dal P., è in grado di
fornirci delle indicazioni preziosissime sulla possibile diagnosi.
A questo proposito sappiamo che una delle difficoltà che spesso rendono
improduttiva la parte anamnestica risiede nella scarsa capacità di ascolto del
professionista. Questa consegue ad un tipo di approccio con il paziente derivante dal
lavoro quotidiano che, diversamente da quanto accade con il paziente disfunzionale, non
richiede particolari capacità di ascolto e soprattutto abitua loperatore a dei
tempi di lavoro dedicati prevalentemente alla parte attiva, considerando come passiva la
parte dedicata alla raccolta dei dati anamnestici.
Per incoraggiare coloro che si avvicinano occasionalmente a queste
problematiche ad unattenzione maggiore al racconto del paziente, vogliamo
sottolineare i vantaggi che possono derivare dal dedicare tutto il tempo che sarà
necessario ad unaccurata raccolta dei dati che possono emergere durante
lanmnesi.
1°) Se abbiamo
saputo gestire bene questa prima fase, inizieremo lesame obiettivo del paziente con
un orientamento diagnostico sufficientemente definito, utile per concentrare la nostra
attenzione sul distretto che riteniamo essere interessato dal problema.
2°) La raccolta
delle informazioni fornite dal paziente richiede tempo e concentrazione da parte
delloperatore. Questo impegno viene apprezzato moltissimo dal paziente che manifesta
una fiducia crescente, sviluppando una sempre maggiore confidenza tanto da arrivare al
termine di questa fase con la consapevolezza che il suo disturbo è stato analizzato da
tutti i punti di vista. A noi spetta il compito di interpretare sia il suo linguaggio
verbale che quello non verbale, in modo da poter capire qual è labitus psicologico
del paziente e quanto la componente non organica possa influenzare leventuale
patologia in atto.
3°) Il colloquio
iniziale permette di comprendere qualè il peso e limportanza che il paziente
dà ai suoi disturbi. Non infrequentemente capitano dei pazienti in prima visita inviati
da uno scrupoloso Collega che vuole essere tranquillizzato prima di intraprendere una
qualche cura. In questi casi può capitare che il paziente non è neanche consapevole dei
suoi disturbi, tanto da viverli con totale serenità senza sentirsi minimamente
penalizzato da una modesta alterazione articolare. Quando il colloquio iniziale ci fa
comprendere di essere in una situazione di questo tipo, si deve rispettare il valore che
il paziente attribuisce al suo disturbo, proponendo una terapia solo nei casi in cui e
resa assolutamente indispensabile dalla convinzione che il P. si possa scompensare
repentinamente. In linea generale possiamo affermare che in mancanza di una richiesta
esplicita di intervento da parte del paziente è buona norma non procedere con nessun tipo
di terapia, tanto mene se irreversibile.